Di fronte a proposte per i chierichetti come quelle della gita del 1° Maggio, vanno sfatati due pregiudizi: l’uscita si deve fare perché è una tradizione, un’esperienza solo divertente; i bambini vengono appunto con l’unico scopo di divertirsi: luogo diverso, Messa un po’ più solenne, gioco con altri coetanei… L’occasione è invece utile per stabilire amicizia con altri… amici del Signore e per capire che il servizio all’altare è condiviso da tanti ragazzini e stimato dalla Chiesa; inoltre piena consapevolezza, compostezza, familiarità con la preghiera faranno magari ancora difetto, ma proprio per questo vanno educati un po’ alla volta, secondo la legge della gradualità. Certo, la gita deve essere preparata anche come un’opportunità per entrare meglio nel mistero eucaristico. Quella di lunedì scorso, organizzata dal Seminario di Venezia per circa un centinaio di ministranti, è parsa sotto questo profilo molto positiva.
Il programma era semplice. La preghiera del Rosario ha impegnato l’ultimo tratto di salita a piedi fino al Santuario dei santi Vittore e Corona, appena fuori Feltre. Qui si è celebrata la Messa, con qualche agile inserto didattico per vivere meglio la liturgia. Il Patriarca ha riflettuto sulla preghiera: “è come parlare con la mamma e il papà… dobbiamo porre al Signore la domanda: ‘cosa devo fare’ e Lui a un certo punto ci fa trovare la strada… Piuttosto che pregare male, rimandate un attimo quella preghiera e dite: ‘la farò tra un po’, ma bene’”, perché l’abitudine di una preghiera distratta rischia di ridurla a rito o superstizione. Occorre convincersi che solo parlando a Lui in un determinato modo, il Signore ci ascolta.
Dopo brevi cenni storici sulla Basilica e i due patroni a cura di un seminarista, tutta la comitiva si è spostata nell’edificio del vecchio seminario vescovile di Feltre per il pranzo e i giochi di squadra. In Cattedrale la lettura del racconto della vocazione di Zaccheo e la preghiera finale prima dei saluti.
Giovanni Carnio